USO PROLUNGATO E CONTINUATIVO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE — EVIDENZE SCIENTIFICHE SUGLI EFFETTI COLLATERALI —

Introduzione

Nel presente documento  verrà mostrato, attraverso l’ausilio di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali sottoposte al peer-review, che l’uso prolungato e continuativo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (di seguito mascherine) può aggravare l’infezione da virus SARS-CoV-2 (di seguito coronavirus), avere effetti collaterali sullo stato di salute generale degli individui ed essere di scarsa efficacia  tali da:

1) porre la tutela della salute del singolo individuo in secondo piano (più a rischio) rispetto alla tutela della salute pubblica; 

2) venir meno al principio di precauzione;

Se da un lato, infatti, le recenti norme che impongono l’uso prolungato e continuativo delle mascherine ha lo scopo di contenere la diffusione del  coronavirus (DPCM 3 Novembre 2020, art. 1), dall’altro trascura il postulato a cui sottende il principio di precauzione ovvero una valutazione scientifica che sia la più completa possibile e  comprensiva, nel presente caso, anche degli  effetti collaterali derivanti dall’uso inadeguato e fuori contesto delle mascherine  come quello rappresentato da un loro uso prolungato e continuativo nelle scuole anche  in condizioni di staticità e distanziamento sociale. 

Infine, ma non ultimo, viene illustrato come le evidenze disponibili sui possibili effetti collaterali derivanti dall’uso prolungato e continuativo delle mascherine sia pienamente coerente con quanto finora raccomandato dalle fonti istituzionali, come il Ministero della Salute, e sovranazionali, come il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) e  l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che supportano l’uso delle mascherine esclusivamente per brevi periodi di tempo, da parte di individui vulnerabili, e contingentemente in situazioni ad alto rischio

Evidenze scientifiche – trascurate ma non trascurabili – sugli effetti collaterali dell’uso prolungato e continuativo  delle mascherine. 

  1. Le mascherine possono aumentare il rischio di infezione da coronavirus da parte di chi le indossa.  Recenti studi [1] dimostrano che mascherine, incluse quelle chirurgiche, possono contaminarsi con depositi di particelle con il virus e aumentare il rischio d’infezione da parte di chi le indossa. Inoltre, le maschere facciali creano un ambiente umido in cui il coronavirus può restare attivo per la presenza di vapore acqueo fornito di continuo dalla respirazione e intrappolato dal tessuto della maschera, determinando un aumento della carica virale (i.e. virulenza) che può superare l’immunità innata[2,3]. In soggetti portatori sani o infetti ma potenzialmente sintomatici questo si traduce in un aumento di rischio di infezione o di sviluppo di sintomatologia acuta.  Infatti, una frazione di CO2 espirata in precedenza è inalata a ogni ciclo respiratorio. I due fenomeni aumentano frequenza e profondità della respirazione [4], spingendo la carica virale in profondità nei polmoni [2]. Gli effetti descritti sono amplificati se le maschere facciali sono molto contaminate  [2]. 
  1. Re-ispirare la propria anidride carbonica, come avviene nel caso in cui si indossi una mascherina chirurgica, può indurre uno stato di malessere, spossatezza, vertigini, cefalea, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, sonnolenza e disagio.[1,5,6,7]; Recentissimo è lo studio proposto da Ong [8] in cui si dimostra che l’uso prolungato delle mascherine può causare cefalea persistente, influenzando il livello di prestazione del lavoro o dello studio. Nello studio di Ong [8],  su 158 intervistati tra medici e infermieri e personale paramedico che facevano uso di mascherine per almeno 4 ore al giorno, l’81 % ha sviluppato cefalea primaria preesistente causata dall’uso prolungato delle mascherine. 

Efficacia dell’uso continuativo e prolungato delle mascherine in contesti comunitari – la controparte per la tutela della salute pubblica

  1. Secondo una recente revisione sistematica della letteratura[9], le mascherine (incluse quelle chirurgiche) hanno scarsa efficacia nella protezione dall’infezione da virus. In merito all’efficienza dell’uso delle mascherine risulta particolarmente rilevante  la revisione sistematica  proposta da Brainard [9] in cui si analizza l’esito di numerose prove di contagio, ben 28 studi, legate all’uso delle mascherine in contesti comunitari, anche simili a quelli scolastici.  In particolare, uno studio osservazionale condotto su conviventi e membri di una stessa famiglia ha mostrato che la probabilità di infezione in presenza di un familiare infetto si riduce di appena il 19% quando tutti gli individui indossano costantemente la mascherina (nel caso specifico mascherine chirurgiche), mentre in altri contesti comunitari il rischio scende solo del 6%.  La conclusione dell’intera revisione sistematica è stata che indossare le mascherine ha effetti molto lievi contro  l’infezione da contatto diretto occasionale e modestamente lievi contro le infezioni domestiche quando sia i membri infetti che quelli non infetti indossano le mascherine.  Gli effetti descritti  sono amplificati se le maschere facciali sono molto contaminate
  1. Esistono altre vie di contagio del coronavirus, diverse da quella delle vie respiratorie, che rendono di scarsa utilità la mascherina ai fini di limitare la trasmissione del virus, come discusso su The Lancet[10]
  1. L’uso delle mascherine richiede molta attenzione e disciplina altrimenti il contagio è amplificato e non prevenuto[11,12].  Un uso inappropriato delle mascherine, come, ad esempio, toccare a mani nude o con i guanti mentre si indossano, riutilizzarle nonostante siano “monouso” così come non lavare regolarmente quelle lavabili, non smaltire secondo regole precise e definite,  sono atteggiamenti che favoriscono la diffusione più che la prevenzione  del contagio. Considerando la responsabilità e l’attenzione necessarie per un utilizzo appropriato delle mascherine, l’aspettativa che un bambino sia in grado ottemperare a una simile manutenzione appare del tutto realistica. Una gestione inappropriata della mascherina, per di più, espone il bambino a diversi rischi per la salute come precedentemente illustrato.

La coerenza delle evidenze nelle fonti istituzionali e sovranazionali

Il quadro sinora illustrato è coerente con quanto riportato dalle autorità istituzionali e sovranazionali  secondo cui le mascherine hanno solamente la funzione meccanica di evitare lo spargimento di goccioline con starnuti e colpi di tosse da chi è raffreddato e che non ci sono sufficienti prove per asserire che l’uso della mascherina da parte di individui sani nelle famiglie o tra i contatti di un malato, o tra i partecipanti alle riunioni di massa può essere utile come misura preventiva [13,14,15] contro il coronavirus, piuttosto si dovrebbe tenere conto dei potenziali effetti collaterali negativi[14].  

Sul sito del Ministero della Salute [link: 13] è riportato il Rapporto “Utilizzo di maschere facciali nella comunità – Ridurre la trasmissione di COVID-19 da persone potenzialmente asintomatiche o pre-sintomatiche attraverso l’uso di maschere facciali” dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie)[14]. Questo documento fornisce l’opinione dell’ECDC sulla validità dell’uso delle mascherine indossate da individui sani nel ridurre la potenziale trasmissione del coronavirus in fase pre-sintomatica o asintomatica. In tale rapporto si ribadisce che l’uso di mascherine in pubblico può servire come mezzo di controllo della fonte per ridurre la diffusione dell’infezione nella comunità, riducendo al minimo l’escrezione di goccioline respiratorie da individui infetti che non hanno ancora sviluppato sintomi o che rimangono asintomatici. Tuttavia, sempre secondo la stessa fonte,

i) non è chiaro quanto l’uso di mascherine nella comunità possa contribuire ad una diminuzione della trasmissione oltre alle altre contromisure; 

ii) L’uso appropriato delle maschere per il viso è fondamentale per l’efficacia della misura e può essere migliorato attraverso campagne educative; 

iii) Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine nella comunità dovrebbero tenere attentamente conto delle lacune nelle prove, della situazione dell’offerta e dei potenziali effetti collaterali negativi.

Nel caso dei contesti che riguardano i bambini, l’OMS, in un report dedicato [16], chiarisce che l’uso delle mascherine da parte dei bambini per il controllo della diffusione del coronavirus devono essere valutati rispetto ai potenziali impedimenti associati all’uso delle mascherine, compresa la fattibilità, la compliance del bambino e il disagio, nonché le preoccupazioni sociali e di comunicazione. 

In conclusione, il principio di precauzione [17] dovrebbe considerare gli effetti collaterali dell’uso prolungato e continuativo delle mascherine così come appena mostrato, riconoscere il grado d’incertezza scientifica ed assumersi l’onere della prova (primum non nocere), se sussiste, ancor più che di efficacia, ovvero la reale assenza di pericolo dell’uso prolungato e continuativo delle mascherine.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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